Dal 1400 a oggi 3

Siamo nel 1851.

Il Consiglio Comunale stabilisce la quantità della legna per il fabbisogno della popolazione, da tagliare nei boschi di Assemini ed Uta. La popolazione è composta da 300 famiglie per le quali occorrono 724 carri di legna da ardere, nonché 1.600 pezzi di legname per la costruzione e riparazione di carri, aratri ed arnesi diversi destinati ai lavori agricoli. Sono presenti a Sestu 150 gioghi di buoi e 100 carri. 

Nello stesso anno il servizio postale viene svolto dall'usciere comunale che si reca a Cagliari a piedi, per il trasporto della posta due volte la settimana. Nel 1853 gli si aumenta il compenso perchè effettui il servizio tre volte la settimana. 

Nel 1855 il colera percorre la Sardegna decimandone la popolazione; appare nel mese di luglio nella parte settentrionale dell'Isola giungendo nel Cagliaritano nel mese di settembre. A Sestu si registrano sette casi, tre dei quali mortali. 

 

Nel 1857 l'Intendente Provinciale viene in visita a Sestu e fa i seguenti riscontri: 

Popolazione: 1.282 abitanti 

Ufficio Comunale : in casa d'affitto, ampia e decente 

Segreteria Comunale: bene ordinata 

Scuole Elementari: maschile esiste; femminile manca; media degli occorrenti 24; materiali sono al completo 

Cimitero: fuori popolato ed assai ampio 

Edifizi Parrocchiali: solidissimo ed in ottime condizioni 

Giudicatura: Selargius 

Camera di Detenzione: una camera nell'ufficio comunale 

Caserma: Selargius 

Monte Granatico: edificio solido e ben tenuto 

Proprietà Rurale del Comune: ettari 184, are 91, affittati 

Beni Parrocchiali: ettari 16 di terreno e diversi censi 

Fontane ed Abbeveratoi: tre sufficienti 

Contrade Interne: in genere sono in cattivo stato 

Macelli Pubblici o Beccherie: 3 di proprietà privata 

Pulizia delle Contrade e Case: poco soddisfacente 

Strade e Ponti Comunali: in pessimo stato, vi ha un ponte rovinoso 

Servizio Sanitario: un dottore chirurgo 

Servizio di Ostetricia: due non patentate 

Servizio Forestale: Serdiana 

Servizio Postale Settimanale: tre corse 

Barracellato e Guardie Campresti: non ne esistono 

Milizia Nazionale: non presta servizio; fucili 15 

Congregazione di Carità: un legato per limosina ai poveri 

Amministrazione Montuaria: mediocremente 

Situazione dei Fondi Montuari Esercizio 1856: in grano 1.730,86, in danaro 13.055,51 

Risultato dei Conti cOmunali Esercizio 1855: credito 990,90 

 

Nel 1861 assistiamo alla costruzione del municipio ed all'acquisto da parte del Comune dei terreni demaniali di Magangiosa. 

Nel mese di febbraio 1865 il vaiolo colpisce la popolazione di Sestu ed il Sindaco adotta le misure sanitarie più opportune per arginarlo. 

Dal 1867 si registrano altre annate di carestia. In quest'anno, fallito il raccolto dei cerali e dei legumi, non più felice si presenta la situazione della vendemmia, già scarsa l'anno precedente e nel 1862. Tristi furono gli effetti per gli agricoltori, proprietari e non, costretti a contrarre dei debiti ad interessi esorbitanti per provvedersi di grano ed altre semenze per i semineri successivi. In quest'anno ed in particolare nel successivo 1868 contribuirono ad aggravare le condizioni economiche degli agricoltori le invasioni delle cavallette, registratesi in tutta la Sardegna. Le cavallette si erano riprodotte in quantità enormi nei campi lasciati incolti, da cui partivano per la distruzione dei seminati e delle vigne. Diversi furono gli accorgimenti adottati per il loro sterminio ma il più efficace si rivelò quello della cattura. Per la caccia alle cavallette, pagate a cinque centesimi il chilo, a Sestu si adottò il sistema della cattura con le tende. Furono presentati per la riscossione del premio 1.628 ettolitri e 13 litri di cavallette che comportarono una spesa di 7.988 lire e 58 centesimi, oltre a 302 lire e 45 centesimi per l'acquisto di sapone, tela e legna per la loro distruzione. Il frequente ripetersi di epidemie e carestie accrebbe il disagio economico contribuendo ad un progressivo abbassamento del tenore di vita. 

Il comandante dei Carabinieri reali della Provincia di Cagliari il 21 marzo 1868 inoltrava una lettera al Sindaco di Sestu facendo presente che gli pervenivano dai Carabinieri lamentele perché quando erano costretti a pernottare, per ragioni di servizio, nel Municipio, veniva loro riservata per alloggio una pessima stanza al piano terreno. Questa stanza non era provvista d'altro che d'un tavolaccio con sopra due pagliericci; il tutto assai sporco ed indecente sia per il lungo uso degli stessi, sia perché la stanza veniva concessa per dormitorio anche ai mendicanti. 

 

Il 4 febbraio 1869 la Giunta Municipale denomina le strade interne all'abitato; eccole: Via Campo Santo (attuale Via Fiume), Via San Salvatore, Vico Findeu, Vico San Salvatore, Vico Sa Matta sa Palma, Via ddia dde Pinna (Via Canonico Murgia), Via Chiesa (Via Parrocchia), Via Cannedu, Via Argiolas, Via Scardeddu (Via Vittorio Veneto), Vico Bibizzu, Vico Forraxinus, Vico Forno delle tegole, Vico Orto Meloni. 

Lo stesso anno muore il canonico Antioco Murgia, decano della diocesi di Cagliari e titolare della prebenda di Sestu. 

Nell'anno scolastico 1874/75 risulta funzionante anche la scuola femminile con sedici iscritte; molte sono le assenze che si registrano e pochissime le alunne che frequentano con profitto. Materie d'insegnamento sono: catechismo e storia sacra, lettura, nomenclatura e lingua italiana, aritmetica, sistema metrico, storia e scienze naturali, scrittura, lavori femminili. 

Nel 1876 vengono appaltati i lavori per la realizzazione della strada che dalla stazione ferroviaria di Elmas conduce a Sestu. 

Col 1881 inizia un'altra serie di annate negative per l'agricoltura a causa della carestia. Come al solito in queste circostanze il raccolto è talmente scarso da compromettere la futura seminagione; manca l'alimentazione per le famiglie e per il bestiame che, com'è risaputo, viene alimentato con la paglia del grano, fave, orzo, prodotti tutti mancanti. La situazione si aggrava per un'epidemia di vaiolo che miete diverse vittime; il Comune non riesce a far fronte alle spese per il seppellimento dei poveri. L'anno successivo la situazione si presenta più drammatica. Il Sindaco Salvatore Perseu, su decisione della Giunta Municipale e col consenso del Prefetto, convoca in seduta straordinaria il Consiglio per esaminare la situazione e cercare un rimedio. L'undici luglio non si raggiunge il numero legale degli intervenuti ed il Consiglio è costretto a riunirsi il giorno dodici in seconda convocazione. Dalla discussione emerge la gravità della situazione, prospettandosi per molti Sestesi che si trovano privi di ogni mezzo di sussistenza, la via dell'emigrazione. Il Consiglio, che avendo le casse vuote non può fornire nessun aiuto a questi sventurati, confida nell'aiuto del governo e ad esso indirizza una petizione con la quale si chiede il condono della metà delle imposte per il 1882 e 1883 o, almeno, la sospensione della loro esazione fino al mese di agosto del 1883. Qualora il governo trovi inattuabili queste proposte conceda un sussidio proporzionato ai bisogni della popolazione. Il sussidio che viene concesso è di 2.500 lire contro le 40.000 richieste, somma irrisoria rispetto alle reali necessità della popolazione, tanto che sarebbe appena sufficiente ad elargire qualche elemosina; di ben altro necessita la popolazione sestese per alleviare la crisi. A seguito della protesta del Consiglio Comunale il sussidio viene aumentato a 10.000 lire. Intanto il Consiglio è costretto ad aumentare in bilancio lo stanziamento per l'assistenza medica ai poveri portandolo da 500 a 800 lire, essendo aumentata notevolmente la lista dei poveri d'assistere gratuitamente, stante la crisi annonaria. Nell'elenco dei poveri risultano iscritte 134 famiglie per complessivi 357 individui a fronte di 1.756 abitanti. Viene pure aumentato lo stanziamento delle spese impreviste per creare lavoro ai poveri. 

 

Nel 1884 ricompare il colera. Per evitare il diffondersi del morbo la locale Commissione di Pubblica Sanità chiede la rigorosa applicazione del vigente regolamento di polizia urbana, adottato il 4 novembre 1864 ed approvato con regio decreto del 6 aprile 1865 da Vittorio Emanuele II. In particolare si vieta: di deporre immondizie nelle strade dell'abitato e lo scolo delle acque nelle stesse strade; far pernottare il bestiame dentro l'abitato; la macellazione del bestiame nell'abitato, ma è consentito scuoiarlo in casa dei macellai. Per l'occasione la chiesa di San Gemiliano viene destinata a lazzaretto. 

Nel 1885 si stanzia nel bilancio comunale la somma di 150 lire a favore del maestro della scuola elementare perché insegni nella scuola serale per adulti. Nelle liste elettorali risultano iscritti 248 elettori. Nello stesso anno, mentre risultano selciate tutte le strade del paese, non lo è ancora la via principale, denominata Corso Casa Comunale. Si omise di selciarla con le altre essendo in progetto la realizzazione della strada consortile con Ussana, che interessava anche detta strada nell'abitato. Il Corso Casa Comunale nel 1890 risulterà ancora da selciare. 

Nel 1886 si registrano lamentele per il servizio di trasporto da Sestu a Cagliari con l'omnibus, tenuto da Narciso Moi che non svolgeva con regolarità. Il Consiglio Comunale decide di togliergli il sussidio annuo di 400 lire erogato dal Comune, per concederlo a Giuseppe Difede purchè questi tenga un servizio regolare di trasporti con la Capitale.

 

Notizie del 1897:

Scorrendo gli atti dell'Archivio comunale ci si rende conto della situazione difficile in cui ha operato da sempre l'Amministrazione comunale. Ricorrenti sono stati i periodi di crisi degli organi collegiali, sostituiti dai commissari prefettizi. E' opinione diffusa tra la popolazione che la gestione del Comune da parte di un commissario prefettizio sia deleteria. Ma ciò non corrisponde alla realtà; anzi, in diverse occasioni la gestione commissariale è stata assai proficua, risolvendo efficacemente i problemi trascurati dagli amministratori. Prova di ciò è la relazione che ci ha lasciato l'avv. Michele Calvia Sanna, letta al Consiglio comunale l'8 maggio 1897. A seguito dell'annullamento delle elezioni amministrative del 5 maggio 1895, il Calvia Sanna venne nominato commissario prefettizio di Sestu il 14 aprile 1897 ed assolse tale compito per meno di un mese, essendosi prontamente adoperato per il rinnovo del consiglio comunale in brevissimo tempo, tant'è, appunto, che già l'8 maggio successivo il nuovo consiglio si insediava. Appena giunto in questo ameno paese "popolato di viti e d'oliveti" il commissario fu fatto segno ad accoglienze gentili, non solo da parte dei suoi migliori cittadini, ma dalla intera popolazione che, prodiga di cortesia e di assistenza, fece a gara per rendere lieto il suo soggiorno. Assunte le funzioni di Capo del Comune, e di Ufficiale del Governo, sua prima cura fu quella di dare un rapido sguardo alle cose nostre, onde rendersene edotto, e poiché si convinse che le condizioni finanziarie erano tutt'altro che floride per le stesse cause, che purtroppo minavano l'esistenza della maggior parte dei Comuni dell'Isola nostra infelice, pensò subito a rendere meno gravosa, finanziariamente, la sua permanenza nel Comune, reputando che ogni più piccola somma risparmiata in quella circostanza, avrebbe potuto forse lenire i dolori della classe operaia, che abbondava senza lavoro. Fu così che dopo tre giorni dal suo arrivo, si fece premura di pubblicare il manifesto dei comizi elettorali. Così operando raggiunse due scopi: da un lato curare il risparmio dei fondi del Comune, dall'altro cercare di rendere il più breve possibile, quel periodo di lotte infeconde che purtroppo suole precedere la convocazione dei comizi. Pensò che le ire, gli odi e le vendette avrebbero trovato maggior pascolo in un maggior lasso di tempo a disposizione, ad esclusivo danno degli interessi di tutti, che devono stare al disopra di qualunque interesse, più o meno giustificato, di partito o di persona, e perciò fissò le elezioni per il giorno due maggio. Esse ebbero luogo calme, serene, senza contestazioni, e quel che più importa senza perturbazione dell'ordine pubblico. Gli elettori in questa circostanza, indistintamente, diedero prova di essere educati a vita civile, e di saper rispettare le opinioni ed i diritti del proprio avversario in omaggio alle leggi civili e morali, e perciò si compiacque vivamente con tutti, perché tutti si comportarono da buoni cittadini. Il giorno dell'insediamento del nuovo Consiglio, rivolgendosi ai consiglieri, disse: "Voi sedete su quelli scanni a rappresentare il Popolo nella discussione di tutti quelli affari che possono in ogni modo interessarlo. A voi, Egregi Consiglieri, la cura di saper corrispondere alle giuste aspettative dei vostri mandanti, guidati dal motto: non gloriae cupiditas, sed amor patriae". Detto ciò, il commissario fece delle osservazioni su diversi problemi che ebbe occasione di visionare, non con la pretesa di dare de consigli, ma quasi per abbozzare un programma da seguire nell'intento di giovare alle persone che conferirono ai consiglieri l'onorifico mandato di tutelare le sorti del paese. Vediamo ora quali furono gli argomenti affrontati dal Calvia Sanna di fronte al consiglio Comunale. 

 

Casa Comunale-Archivio: La casa destinata a sede del Comune presentava sufficiente capacità per gli uffici, ma essa aveva assoluto bisogno di urgenti riparazioni. Problema da non trascurare perché l'ordine deve cominciare dalla sede in cui si deve attendere ogni giorno alla pubblica cosa, e dalla quale si deve dare esempio di amministratori oculati e zelanti. L'Archivio del Comune non era tenuto secondo le norme in vigore negli uffici pubblici, ma se al Segretario Comunale, cui non mancava né l'intelligenza, né la buona volontà, avessero dato i mezzi, in brevissimo tempo avrebbe riordinato l'archivio, dal quale dipende il regolare funzionamento dei pubblici servizi. Pochi registri, prescritti dalle leggi, una migliore divisione degli scaffali esistenti, la suddivisone degli affari in cartelle separate, e qualche altra piccola norma avrebbero condotto al fine, cioè a tenere un archivio modello, base di ogni buona e retta amministrazione. 

 

Sanità Pubblica: La sanità pubblica nel Comune era sufficientemente garantita per quanto riguardava la cura degli infermi, perché risiedevano nel paese due egregi medici, cui non faceva difetto né la perizia, né l'attività. Lamentava invece la mancanza di una levatrice patentata, che potesse, all'occorrenza, a chi ne aveva bisogno, prestare l'assistenza che la scienza ostetrica consiglia. In quel momento una donna attendeva con metodo empirico a questo importante ramo di servizio, con quale garanzia si può immaginare. Inoltre il Comune non aveva un regolamento di igiene con norme generali e speciali a tutela della igiene che nei piccoli paesi deve essere rigorosamente osservata. Si ravvisava la necessità di prescrivere la continua pulizia delle strade, l'incanalamento delle acque luride e specialmente il trasporto in campagna, almeno in due giorni di ciascuna settimana, del letame che restava ammonticchiato per mesi nei cortili di quasi tutte le case. L'adozione del regolamento avrebbe raggiunto due scopi: quello di allontanare dall'abitato tanti centri di infezione che non potevano che nuocere alla sanità delle persone: quello di ingrassare periodicamente i terreni destinati a coltura. In paesi, in cui il clima non è molto salubre, si ha il dovere di allontanare tutte le cause che favoriscono le infermità, e perciò il consiglio del commissario era da apprezzare, anche nella considerazione che il bestiame pernottava nell'abitato e che quindi contribuiva a rendere meno salubri le stesse abitazioni. 

 

Istruzione Pubblica: Visitando le due classi esistenti nel Comune, fu soddisfacente l'impressione che il Calvia Sanna ne riportò. "Non starò a dimostrarvi quanto deve essere curato questo pubblico servizio, perché Voi ne conoscete l'importanza; vi dirò soltanto che il Capo del Comune dovrebbe visitare spesso le scuole per accertarsi come i Maestri vi attendono, e quale profitto ne ritraggano gli alunni. Le frequenti visite tengono tutti in carreggiata e suscitano l'emulazione. Le aule hanno bisogno di riparazioni e di qualche oggetto che Voi certamente non farete, d'ora innanzi, mancare. Non sarebbe fuor di luogo di promuovere l'apertura di una scuola serale o domenicale per coloro che sono costretti di votare tutti se stessi al lavoro per vivere e voi sono certo, meglio che io non dimostri, ne intuite lo scopo e l'utilità. Così vi consiglierei eziandio la istituzione di un patronato per gli alunni poveri con lo scopo e con le norme già tracciate dal Ministero in apposite circolari. Leggete quelle circolari, ponderatele e lasciatevi persuadere dal nobile scopo che si prefiggono. Provvedete, Egregi Signori, a queste mancanze, e vi renderete benemeriti dell'istruzione. Al Maestro ed alla Maestra, a questi pionieri della civiltà, saranno sufficienti una gratificazione e qualche attestato di benemerenza; a Voi basterà la soddisfazione di aver redento dalla schiavitù dell'ignoranza qualche vostro fratello. E non è poco!" 

 

Cimitero: Del cimitero dice: "Ho trovato il cimitero piantato a favi e coperto letteralmente di erbe alte e folte. L'abbandono in cui trovai le zolle più sacre ad ogni cittadino mi strinse il cuore e senz'altro ordinai che fossero ripulite come il migliore dei campi. Ora le favi più non fanno bella mostra di sé in quel sacro recinto, e l'erba è stata rasa al suolo, che ho fatto sgombrare da rottami e da macigni. Quasi per incanto il geranio ed il crisantemo, prima nascosti, hanno elevato le loro corolle come a dire: "qui v'ha un resto mortale". La religione dei sepolcri formò per gli antichi un vero culto, e noi che di quelli cerchiamo di imitare ogni cosa buona abbiamo il dovere di seguire il loro esempio. Basta che il custode appositamente salariato vi attenda per qualche ora al giorno, e che qualcuno di Voi lo sorvegli di tanto in tanto perché quel luogo sacro sia tenuto come la pietà e la civiltà impongono. E' necessario però che il muro di cinta sia riparato in qualche parte, e questo certamente Voi farete dedicandovi una piccola somma, ed un po' di buona volontà. Non ricordo chi giudicasse della civiltà di un popolo dagli onori che questo rendeva ai poveri morti, ma è certo però che la vostra opera di amministratori sarà giudicata bene se essa infonderà nelle masse nobili esempi di carità e di pietà." 

 

Monte Granatico: Il Monte granatico a Sestu non corrispondeva più allo scopo per cui fu istituito e lo attestavano i ruderi del magazzeno del monte, testimoni veritieri e non contestati. La causa di tanta rovina doveva senz'altro attribuirsi a cattivi amministratori che o per malversazione o per incuria lasciarono decadere una delle più belle istituzioni della nostra Isola. A questo decadimento poteva attribuirsi in parte la miseria dei nostri contadini, i quali nell'avversità della fortuna non trovavano chi li aiutasse non solo nelle cattive annate, ma, ciò che era più doloroso, non trovavano aiuti per sfamarsi all'infuori della detestabile genia degli ingordi usurai. Perciò era supremo dovere degli Amministratori comunali e di quelli del Monte di rialzarne le sorti, sia coll'indurre il debitore solvibile a soddisfare il suo debito, sia col costringere il malversatore a restituire ciò che non era suo. 

 

Compagnia Barracellare: Numerosissimi furono i ricorsi che pervennero al commissario sul funzionamento della compagnia barracellare, un'altra delle istituzioni andata a male per colpa di chi era preposto all'amministrazione della cosa pubblica. Le campagne erano infestate di ladruncoli, e questi o non venivano sorpresi o non venivano denunciati. Il proprietario pagava il premio dell'assicurazione, ma non solo non riusciva a far suo il frutto delle sue fatiche, ma non riceveva neppure il rimborso di alcun danno quando la sua proprietà veniva manomessa. Era necessario quindi che anche questa istituzione fosse restituita al suo antico splendore, o meglio, ricondotta al fine che si prefiggeva. Per raggiungere questo intento bastava che la Compagnia fosse composta di persone oneste, solvibili e zelanti nel dovere. Fra i sestesi certamente non mancavano quelli dotati di queste qualità. Una buona compagnia barracellare era garanzia di sicurezza nell'abitato, e all'occorrenza, poteva coadiuvare la benemerita Arma dei RR.CC. nella prevenzione e nella repressione dei reati. 

 

Lavori Pubblici: Gli amministratori cessati, preoccupandosi delle tristi condizioni in cui versava la classe operaia, e per meglio dire i proletari, ai quali in quella stagione mancavano i lavori agricoli, chiesero di sistemare, in economia, alcune strade campestri ritenute della massima utilità, destinandovi un fondo disponibile nel bilancio di L. 6.221,99. L'atto umanitario e perciò encomiabile non poteva che essere accolto dall'Autorità tutoria, che in via eccezionale autorizzò l'impiego della detta somma per lo scopo indicato e l'opera fu iniziata a sollievo di quanti dovevano ricorrere alle braccia, non sempre nerborute, per procurarsi il pane quotidiano. Giunto in questo Comune quando i lavori erano appena incominciati, al commissario toccò il non facile compito di farli proseguire proporzionandoli ai fondi disponibili, ed al numero degli operai bisognosi. Compito non facile questo, perchè non è facile accontentare tutti quando non si ha la potenza di moltiplicare i pani. E così cercò di impiegare soltanto operai poveri, e tra questi quelli che avevano numerosa famiglia da sostentare, limitando al minimum del necessario il salario, ed il numero degli operai al lavoro da farsi. Per ben due volte questi suoi propositi furono ostacolati, non par vero, da chi poteva vivere altrimenti sotto pretesto di voler essere ammesso, per così dire, al banchetto del povero; ma anziché cedere alle prepotenze stimò meglio di sospendere i lavori per riprenderli il giorno successivo, cioè quando con la parola e con i fatti dimostrava la necessità ed il dovere di dar lavoro ai soli poveri del paese. Come Dio volle giunse a metà dell'opera, ma a questo punto un altro ostacolo, e questo più grande del primo, lo mise in imbarazzo, la mancanza dei fondi. Avvenne questo fatto: delle L. 6.221,99 appena tre mila ne furono consegnate dall'Esattore per la penuria di somme disponibili e l'opera sarebbe stata inevitabilmente interrotta, se non avesse fatto vive pressioni al Contabile, affinchè in via eccezionale consentisse l'anticipazione di altre lire mille. La richiesta fu accolta e gli operai poterono ancora lavorare onestamente in attesa che i prossimi lavori agricoli dessero loro opportunità di prestare altrimenti l'opera propria. Furono così compiute due opere buone: aver soddisfatto alle giuste esigenze dell'operaio povero, ed aver arrecato un beneficio al Comune ed ai "comunisti" in genere.

 

Finanze del Comune: Ultimo argomento della relazione non perché non meritasse di occupare il primo posto nella stessa, ma riguardando la vitalità dell'Azienda Comunale, restasse l'esposizione ben impressa nella mente dei nuovi amministratori. Aveva rilevato che il Comune era creditore di somme di non poco conto verso i cessati Tesorieri, e che fino ad allora si era fatto poco per ricuperarle, mentre si sarebbe potuto alleviare i contribuenti e costruire opere pubbliche indispensabili, come un acquedotto, qualora si fossero incassati i crediti. Non potè approfondire queste vertenze per la mancanza di importanti documenti, ma ai nuovi amministratori, che accettando la carica avevano il dovere di curare gli interessi del Comune, spettava questo compito. Le finanze sono motore e valvola di sicurezza allo stesso tempo di ogni buon congegno amministrativo. I francesi dicono e con fondamento, che l'argent fait la guerre, e la buona amministrazione di un Comune dipende nella massima parte, oltrechè dal buon volere e dalla perizia degli Amministratori, dalle floride condizioni del bilancio. 

 

Il Calvia Sanna concludeva la sua relazione invitando i nuovi amministratori a mettersi all'opera concordi, fidenti e disinteressati per ben meritare la fiducia e la conferma, cui giustamente aspiravano, procurando di raggiungere la maggiore comune prosperità del Paese nostro e chiudeva con l'invito a gridare con lui: Evviva Sestu! 

 

Nel 1899 finalmente anche a Sestu viene aperto l'Ufficio Postale; si tratta di una collettoria di 1^ classe. Il primo annullo postale di Sestu, apposto su documenti conservati nell'archivio comunale, è del 7 agosto 1899. Il Comune aveva deliberato per l'istituzione della collettoria il 10 novembre 1898 e confermato la richiesta il 3 gennaio 1899. Una precedente richiesta del 1862 era rimasta infruttuosa per le condizioni poste dall'Amministrazione Postale - Direzione di Cagliari. 

 

Autore: Franco Secci

 

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