Notizie su Ugo Ranieri

Ugo Ranieri

 

La Giunta Municipale di Sestu, con atto n. 100 del 30 marzo 2001, ha intitolato a Ranieri Ugo la nostra biblioteca comunale. 

Ranieri Ugo era un personaggio pittoresco. Girava per Cagliari, d'inverno, con addosso una vasta e volubile cappa di pesante panno nero e così avvolto, col viso occhialuto e annerito da una barba, messo in ombra da un cappello a larghe falde, aveva l'aspetto di un cospiratore; era invece in sostanza un brav'uomo di vivace ingegno e abbastanza estroso da meritare la definizione di Ottone Bacaredda (Sindaco di Cagliari e suo amico) di "cagliaritano spirito bizzarro". 

 

Scrive la nipote Paola Ugo: 

" Poiché alla sua morte avevo sei anni dovrò limitarmi a ricordi di vita familiare che colpirono la mia sensibilità di bambina, rinviando per la sua vita pubblica agli scritti autorevoli che comparvero sui libri, riviste, quotidiani, a firma di letterati e giornalisti (Antonio Scano, Nicola Valle, Raimondo Bonu, Antonio Romagnino, Giuseppe Podda, ecc.) e ad un'ampia e documentatissima tesi di laurea redatta da Luisa Casti (relatore il Professor Barato) su La Piccola Rivista, fondata e diretta da Ranieri Ugo. Altra fonte di documentazione del suo impegno culturale sono le lettere (tante, inviate da Grazia Deledda a mio nonno) e l'intenso carteggio tra lui e Antonio Scano. Per quanto attiene ai miei ricordi infantili, ricordo il nonno nella nostra grande casa di Sestu (dove aveva ricevuto tanti bei nomi della cultura italiana) sempre seduto su una poltrona, le ginocchia coperte da una copertina di lana, su cui posava le sue mani rosse e deformate dall'artrite. Altro ricordo che mi è rimasto impresso è la premurosa deferenza e le squisite attenzioni di mia madre che cucinava per lui piatti speciali che suscitavano qualche avance da parte mia, fermata sul nascere dalla fatidica frase "non si tocca è per il nonnetto". Questo è tutto il mio ricordo diretto, per il resto riferisco i racconti della mia sorella maggiore, Maria, per la quale il nonno sentiva una particolare tenerezza, tanto da consentirle di giocare nel suo studio, luogo sacro, severamente vietato a tutti. La conduceva a passeggio per Buoncammino, Terrapieno, Viale degli Ospizi (oggi Viale Fra Ignazio) e le narrava tante storie; Maria ricordava in particolare quella di Giordano Bruno che le raccontava mentre passavano davanti al suo monumento nella salita per il Bastione. Maria lo ricordava mentre eseguiva foto panoramiche della città con una macchina fotografica montata su un cavalletto i cui negativi erano lastre di vetro (parecchie cartoline postali della Cagliari fine Ottocento portavano il marchio "La Piccola Rivista" e furono stampate da foto di Ranieri Ugo, così come reportage da lui curati apparvero anche in rinomate pubblicazioni straniere). 

Maria mi raccontò che nonna Peppa Ortu le diceva che nonno era di fede repubblicana (con tanto di cravatta e fiocco). Si lamentava che non fosse ambizioso e raccontava che quando D'Annunzio venne in Sardegna ci fu un grande ricevimento al Teatro Civico e Ranieri era l'anima della festa, ma, alla fine egli abbandonandosi al suo spirito dissacratore, si mise a suonare il piffero. Questo, secondo la nonna gli costò la Croce di cavaliere. Ancora Maria mi raccontava che quando nonno si sposò era l'avvocato delle Ferrovie, ma suo suocero, Valeriano Ortu, trovando disdicevole che il genero facesse un lavoro così "inquadrato", lo convinse a dimettersi per esercitare la libera professione. Pare che egli abbia pronunciato delle memorabili arringhe (un telegramma di Ricciotti Garibaldi lo ringraziava per una vittoriosa difesa). Poi si dedicò al giornalismo, alla critica letteraria e teatrale e fu anche un brillante conferenziere (la Deledda lo ringrazia per una conferenza da lui tenuta all'Università). A Sestu Maria lo ricordava occupato nella cura del nostro grande giardino e diceva che da Sestu spediva gli articoli ai vari giornali. 

 

Il mio fratello maggiore, che alla morte di nonno aveva diciotto anni, ricorda che qualche volta ricorreva al vecchio nonno per la revisione di compiti di italiano e che il professor Francesco Alziator manifestava il suo apprezzamento dicendogli che era un degno nipote di Ranieri Ugo. Al che a casa si facevano delle grandi risate. L'altro mio fratello ricorda che sull'Unione Sarda, in occasione della morte del nonno, Antonio Scano aveva scritto un lungo articolo su Ranieri Ugo poeta e che il giornale si riprometteva di pubblicare, a breve, degli articoli su Ranieri Ugo prosatore. I bombardamenti che distrussero Cagliari distolsero, comprensibilmente, l'attenzione del giornale e la cosa non ebbe seguito. A questo punto vorrei far cenno alle mie ricerche sull'attività di mio nonno iniziate nel '94 (quando lasciai l'insegnamento), svolte specialmente nelle varie biblioteche cittadine, con l'aiuto prezioso della figlia maggiore di Maria. Non sono ancora concluse ma mi hanno già dato conferma di quanto è stato scritto e detto su di lui nelle numerose lettere e documenti che lo riguardano, che conservo gelosamente. Sono stata guidata nell'ordinare e interpretare questi documenti dallo studioso Prof. Neppi Modona che mi aiutò a individuare i personaggi autori delle lettere e mi rese consapevole che la vita di mio nonno era stata densa di impegni, di passione politica, di relazioni. Egli abbandonò presto la vita pubblica ma continuò fino a tardissima età a coltivare i suoi innumerevoli interessi, come dimostra una sua lettera di risposta a Felice Cherchi Paba, datata 28.8.941 (nonno morì nel '42 a 85 anni) dove parla delle sofferenze che travagliano i suoi 84 anni che gli impediscono di andare a Cagliari come faceva periodicamente, per ricercare nelle sue carte le risposte alle domande del Cherchi. L'anno seguente muore e le sue carte vanno quasi tutte perdute sotto il crollo della casa di Via Garibaldi. Quelle che si è riusciti a salvare vennero fortemente danneggiate durante la disastrosa alluvione che colpì Sestu nel '46."

 

Ranieri Ugo nasce ad Iglesias il 17 giugno 1857 da Giuseppe e da Maria Angela Devilla. Successivamente la famiglia si trasferisce nel nuorese ed a Nuoro nasce nel 1875 il fratello Angelo. 

Sposò la Sestese Giuseppina Ortu da cui ebbe due figli: un maschio ed una femmina, che morì bambina. Dal 1890 al 1894 fu consigliere comunale a Sestu. 

Il 22 aprile 1894 prese parte, con Ottone Bacaredda, all'inaugurazione della linea ferroviaria Cagliari-Seui. Fecero sosta prima a Sadali dove i due pronunciarono degli apprezzati discorsi. A Seui le autorità locali offrirono agli ospiti un lauto banchetto, alla fine del quale Ranieri Ugo brindò a nome della stampa isolana. Nel 1899 il Governo della Repubblica Francese lo nominò Ufficiale di Accademia, onorificenza che si da molto raramente in Francia e non frequente in Italia dove ne sono stati insigniti, fra i pochi, Gabriele D'Annunzio, A. Fogazzaro, G. Giacosa e Giuseppe Verdi (La Piccola Rivista, n. 17-18 del 31 agosto 1899). Nel mese di settembre del 1908, assieme all'on. Cocco Ortu, all'on. Scano, al cav. Carli, direttore delle Poste e dei Telegrafi, al prof. Raffa Garzia, direttore dell'Unione Sarda, ed a diversi altri personaggi di spicco del periodo, partecipa al viaggio inaugurale della corsa automobilistica Cagliari - San Vito (Francesco Ogliari - La sospirata rete, Vol. 2°, pag. 782 - Cavallotti Editore, Milano, 1978). 

Il 15 gennaio 1928 rimane vedovo. Per tanti anni visse alternandosi tra Cagliari e Sestu, ma il 26 ottobre 1934 si trasferì definitivamente nel nostro paese. Ranieri Ugo fu anche un abile fotografo e nel maggio del 1937, alla Mostra delle Arti Popolari Sarde, tenutasi a Cagliari, assieme al Dott. Gioacchino Marchi ed al fotografo Mario Pes espose in tutte le sale destinate alla mostra, scelte fotografie che documentavano l'attività degli artigiani rurali di 50, 40 e 30 anni prima. 

Con spirito francescano si spense nella pace rurale di Sestu il 24 dicembre 1942, dopo essere vissuto modesto, ma ricco di grande rettitudine morale. Quale avvocato ebbe dal Comune di Sestu diversi incarichi. Quello di maggior rilievo fu la difesa del Comune nella controversia contro i Comuni di Assemini ed Uta, a seguito dell'abolizione degli ademprivi. Dopo la promulgazione della legge 23 aprile 1865 che aboliva gli usi ademprivili in Sardegna, il Comune di Sestu, che era ademprivista per l'uso di legna d'ardere nei salti demaniali in giurisdizione di Assemini e di Uta, il 19 ottobre 1865 presentò regolare domanda per ottenere il compenso che a termini dell'art. 4 della predetta legge gli spettava. Non ottenendo soddisfazione, iniziò una causa durata decenni, con fasi alterne, ma alla fine il nostro Comune vide riconosciuti i propri diritti. 

Scrive il giornale La Domencica Cagliaritana (Anno I N. 20 - Cagliari, 2 Agosto 1903) nella rubrica "Lanterna Magica": "Si chiama Ugo Ranieri, ma se volete fargli cosa grata chiamatelo Paolo Hardy. Ingegno: parecchie tonnellate. Criterio e coerenza: mezza oncia scarsa in tutto. Ma le sue evoluzioni politiche - che vanno dal radicalismo dell'on. Cavallotti al socialismo dell'on. Pescetti, del repubblicanismo dell'on. Cocco Ortu - non gli fanno torto, perché compiute in buona fede e, sovratutto, senza alcun fine d'interesse personale. Spirito eclettico e natura entusiasta per tutto ciò che è o gli sembra bello e buono, egli è capace di sentirsi trascinato da un discorso mezzo anarchico al più ardente zelo per le rivendicazioni sociali, salvo sentirsi infiammare il petto di fervore religioso per aver ascoltato un sermone di Mons. Canepa o di Mons. Balestra e a farsi in quattro, dopo qualche settimana, in periodo di lotta elettorale politica nel Collegio di Isili, per accrescere il numero dei suffragi a favore del quasi-cognato on. Cocco-Ortu. 

 

Superstite dell'antica e non ingloriosa Bohème cagliaritana, da cui uscirono tanti belli ingegni, egli, a differenza della maggior parte degli altri conserva ancora del Bohème le mosse ed il cappello, un cappello d'una forma speciale, per il quale crediamo si sia procurato il diritto di privativa; ma in questi ultimi tempi ha manifestato allarmanti tendenze all'eleganza ed una certa tenerezza per lo stiffelius, il frak e, Dare impossibile, la tuba, che nessuno avrebbe sospettate. 

Membro della Giunta Amministrativa, fu lei più operosi e non dei meno apprezzabili per criterio giuridico ed amministrativo. Pubblicista scrive con garbo e colore, infiorando qua e là i suoi articoli di certi vocaboli poco usati di cui tiene in serbo una discreta collezione in un tiretto dello scrittoio del suo artistico studio. Non meno che del suo cappello, Ugo Ranieri - pardon, Paolo Hardy - è orgoglioso di D'Annunzio, di cui se lo avvicinate vi mostrerà alcuni autografi. E, fra i ricordi più belli della sua vita, è quello dei giorni in cui conduceva in giro per Cagliari Cesare Pascarella che pupazzettava (?), dal vero, dei somari sardi. Così fu che molti dei nostri concittadini vennero tramandati alla posterità." 

Assai colto, fu socio della Società "Dante Alighieri", fondata nel 1890 ed eretta in ente morale nel 1893; scopo statutario dell'associazione era quello di valorizzare e diffondere la lingua e la cultura umanistica italiana in patria e nel mondo. La sezione cagliaritana venne fondata il 12 dicembre 1897, per iniziativa del prof. Filippo Vivant, dalle maggiori autorità amministrative, accademiche e militari, con alcuni esponenti delle professioni e dell'imprenditoria. I primi dieci anni della sezione si presentavano fervidi di iniziative, grazie al contributo fornito dai più bei nomi dell'era bacareddiana. Le pubbliche conferenze furono uno degli strumenti propagandistici che la sezione adottò per coinvolgere nella propria attività i cittadini. 

 

Grande eco, ad esempio, ebbe la lezione tenuta il 4 magio 1902, al teatro Civico, proprio dall'Ugo sull'italianità dell'opera carducciana. Un dotto discorso, chiosato da un telegramma di "augurio, saluto riverenti" che il comitato locale volle spedire al "poeta della terza Italia" (Gianfranco Murtas - "Dante Alighieri" e "Corda Frates", le più importanti associazioni sorte, a Cagliari tra l'ultimo Ottocento e la vigilia del fascismo - Almanacco di Cagliari 1994). Un'altra conferenza sulla Divina Commedia di Dante fu dall'Ugo tenuta il 2 aprile 1905. Per sostenere l'associazione egli destinò l'introito del n. 25 de "La Piccola Rivista", datato 22 dicembre 1899. Ranieri Ugo ebbe una intensa vita culturale; fu poeta, prosatore, conferenziere e persino attore teatrale. Coltivò l'amicizia degli esponenti di spicco, a cavallo dell'ottocento e novecento, della cultura isolana e nazionale. Fra i sardi ebbe contatti diretti e corrispondenza epistolare con Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Salvatore Farina, Antonio Scano, Ottone Bacaredda, Pompeo Calvia, Luigi Falchi ed altri. 

 

Degli esponenti nazionali citiamo Gabriele D'Annunzio, Cesare Pascarella, Edoardo Scarfoglio, Matilde Serao, Giosuè Carducci. Ranieri Ugo ebbe l'incontro diretto con D'Annunzio, Scarfoglio e Pascarella nel 1882, inviati questi in Sardegna dal giornale "Capitan Fracassa". 

Il giornale romano, nel 2 maggio 1882, annunciava la spedizione con. questo trafiletto: "Fracassa prepara ai lettori una novità; in missione diplomatica, letteraria e sociale si sono ieri imbarcati a Civitavecchia per la Sardegna tre rappresentanti del Capitan Fracassa: Cesare Pascarella, Gabriele D'Annunzio, Edoardo Scarfoglio. Essi faranno un lungo giro in quell'Isola pittoresca e da ogni punto - dalle graziose, colte e ospitali città, come dagli interessanti distretti minerari, dalle spiagge del mare, come dalle montagne coperte di foreste e popolate di villaggi quasi ignoti - invieranno al Fracassa corrispondenze illustrate; Cesare Pascarella porta con sé un vero arsenale artistico. Lo spirito acuto di osservazione e il vigoroso intuito artistico dei tre simpatici viaggiatori promettono ai lettori di Fracassa un mondo di sorprese e di curiosità".11 

La traversata in mare per i tre fu assai movimentata e toccarono terra pallidi, sconvolti, intontiti. Accompagnati da Ranieri Ugo e da altri amici, i cari ospiti vagabondarono a lungo nei Campidani e nelle Barbagie, accolti festosamente dappertutto; nelle numerose corrispondenze inviate al Fracassa essi esaltavano le bellezze della nuova terra, che appariva loro piena di fascino e di poesia. A questi "clerici vagantes" in terra di Sardegna, ne toccò una buona, quando, in giro nel Nuorese, incapparono, per insidia traditrice del vino d'Oliena, in una solenne ubriacatura. Le corrispondenze al Fracassa dovevano, insieme con altre impressioni sull'Isola, far parte di un volume: "II libro d'oltremare" che fu solennemente annunciato e promesso dai tre viaggiatori, ma atteso invano.

 

Infatti D'Annunzio il 18 aprile 1893 scriveva a Ranieri Ugo: 

"Caro amico, 

Ricevo la tua lettera con ritardo qui a Resina (Napoli) dove sono. Grazie della sollecitudine affettuosa; grazie della tenace memoria! Io verrò, certo, in Sardegna, con o senza missione governativa (allude a un incarico, a scopo artistico nell'Isola, che voleva affidargli Ferdinando Martini, allora Ministro della pubblica istruzione). Verrò per scrivere un libro su codesta terra che amo filialmente. Ma non posso ancora dirti il giorno della mia partenza. Non so ancora se potrò venire in questa stagione. E forse sarebbe imprudente venire oltre il mese di maggio; non è vero? Ad ogni modo, ti avviserò. Ti ricordi? Sono passati 12 anni! Ti abbraccio. Il tuo Gabriele." 

 

Purtroppo, né il libro fu scritto; né D'Annunzio ritornò in Sardegna, se non con il ricordo, vigile veramente e filiale (Antonio Scano- Viaggio letterario in Sardegna -Franco Campitelli, Foligno-Roma, 1932). Tornò invece in Sardegna nel 1904 Cesare Pascarella, affrontando coraggiosamente il mare, per rivedere gli amici, dipingere i cari "asinelli Sardignoli" e leggervi i suoi versi. Non potè unirsi alla comitiva per ragioni di lavoro Sebastiano Satta, che inviò il seguente telegramma a Ranieri Ugo: "Assente mia Nuoro doveri professionali saluto con l'anima te e nobile poeta, dolente non poter con voi levare il calice guardando Ortobene. Bustianu." (Il Giornale d'Italia in Sardegna - 9 dicembre 1930). L'approccio con Grazia Deledda avvenne quando la scrittrice nuorese era assai giovane. Era venuta per la prima volta a Cagliari nel 1892; una visita fugace per interessi familiari e per conoscere di persona gli amici di "Vita Sarda", la rivista cagliaritana che aveva accolto la sua collaborazione e incoraggiato la precoce scrittrice, non certo sorretta, allora, nelle sue tendenze letterarie, dai consensi dei suoi concittadini ancora scettici oltre che tradizionalisti. 

 

Una seconda visita a Cagliari, ugualmente molto breve e determinata esclusivamente da ragioni familiari, la Deledda la fece nel 1896. Vi ritornò ancora nel 1898, ospite proprio della famiglia di Ranieri Ugo. Rientrata a Nuoro, il 5 dicembre dello stesso anno scriveva a questo: "Mio ottimo amico, la Sua cartolina mi rimprovera la mia scortesia, perché veramente a Lei, prima di tutti, avrei dovuto scrivere appena giunta qui, per ringraziarLa di tutta la bontà e la gentilezza che mi usò durante il mio lieto soggiorno a Cagliari. Tutti gli amici Le ricambiano i saluti. Sebastiano Satta ha promesso di darmi suoi versi ed io non lo lascerò in pace finche non li avrò. Siccome qui son ricominciate le perquisizioni e i mandati di cattura per l'affare dei banditi è pericoloso per ora far ricerca di quella poesia di cui Le parlai, e che fa appunto l'apologia dei banditi ed è proibitissima. Spero tuttavia averla prima del mio ritorno a Cagliari che sarà per gennaio. Io sono ingolfata da un mare di lavoro: ho cominciato già un capitolo sulla Festa di San Francesco, e appena l'avrò finito glielo manderò. Che dirLe? Serbo vivissimo il ricordo dei luminosi giorni di Cagliari; sogno ogni notte il mare e i meravigliosi tramonti; e perché nasconderlo? Anche di giorno, nella quiete della tranquilla casetta, dalla quale mi pare di aver già spiccato il volo, come l'allodola dal nido, in questi suggestivi giorni vaporosi e tiepidi dell'Autunno Nuorese, anche di giorno sogno... un'altra vita; e mi sento la forza di far cose grandi che diano, se non altro ragione ai miei buoni Profeti, tra i quali Lei in prima fila. E per oggi basta. Cioè no: mi dimenticavo di dirLe tutta la stima, l'amicizia e l'affetto che nutro per Lei, ma questo si sottintendeva, non è vero? Saluti tutti gli amici e la sua gentile Famiglia e Lei riceva i più affettuosi saluti da Grazia Deledda" L'ultimo e più lungo soggiorno cagliaritano, nel quale si decise il suo destino di donna, con l'incontro con Palmiro Madesani, la Deledda lo fece nel 1899. Di questo suo soggiorno l'Ugo scrive ne La Piccola Rivista (anno I, Cagliari 9 novembre 1899, n. 22) : "La buona fanciulla nuorese è da qualche giorno ospite nostra. Per un momento ella ha voluto allontanarsi dalla sua terra meravigliosa e chieder qui novelli incanti e visioni al mare, agli spettacoli superbi dei nostri tramonti, alla vita nostra certo in gran parte dissimile dalla vita selvaggiamente bella dei suoi monti e conquistare all'arte sua nuovi e preziosi elementi di dramma, fantasmi d'altre vitalità, cielo più vasto ai sogni di bellezza e di fede. Perché a noi sembra che questa fanciulla la quale da già così ricco contributo alla letteratura nazionale abbia in sé vigoria e virtù di apprensione e di analisi, acutezza e profondità di osservazione, genialità ed efficacia di narrazione, da potere, quandochessia, liberare l'anima sua sottraendola alla suggestione imperante del cielo nuorese, allo allettamento invincibile di quelle anime vive e selvaggie, di quei caratteri montanini che paion sbozzati sul granito o sulla quercia. E certo, Grazia Deledda non smarrirà l'anima sua artistica fra le forre e i dirupi dell'Ortobene o nella desolazione delle brughiere di Baronia, ma assurgerà a più alti fastigi quand'ella della vita avrà ogni mistero scrutato, ogni battito sentito. Ed è tale e tanta virtù nell'anima e nella mente di Grazia Deledda che per lei l'avvenire di gloria e di ammirazione già si schiude accennando a bagliori affascinanti; e sarà pure l'opera sua benedetta perché passerà consolatrice e redentrice sulle nostre sventure, sulle nostre tristezze secolari." 

 

La notte dell'8 marzo 1900, col piroscafo per Napoli, Grazia Deledda partì da Cagliari per raggiungere Roma, sua nuova residenza, ma continuò ad avere un assiduo rapporto epistolare con Ranieri Ugo - fraterno, fedelissimo amico e profeta delle sorti della scrittrice. In una lettera scritta a Roma il 5 maggio 1906 la Deledda si sfoga con l'amico per le gelosie dei conterranei che la circondano nella Capitale: ""Caro Amico, possibile che non si trovi un sardo che levi la voce contro tutte le scempiaggini che gli sfaccendati piccoli pettegoli Sardi, viventi nel sottosuolo del giornalismo sardo a Roma, scrivono sul conto mio? Ho letto oggi l'articolo del "Paese": mi vergogno di essere sarda. Non mi offendo più, non rido più: mi vergogno, ecco tutto. Sarebbe tempo di finirla: Io lavoro e non cerco nessuno; io non sono modesta, è vero; la modestia è dei cretini e sarebbe falso e sciocco da parte mia essere modesta, mentre so che da sola sono arrivata dove nessun'altra donna italiana è mai giunta; mentre da tutte le parti del mondo mi arrivano continuamente prove di stima, di affetto e di simpatia e, diciamolo pure, di ammirazione. Entro il 906 e 907 le più grandi riviste d'Europa e d'America pubblicheranno lavori miei; perché dovrei essere modesta? Solo dalla Sardegna non mi arrivano che lettere di raccomandazione, seccature, calunnie, pettegolezzi. Tutto ciò che scrive il "Paese" è falso; "l'Odio vince" si dirà e presto. E' stato sospeso per desiderio mio, perché non potevo, per mancanza di tempo, assistere alle prove. Avevo tanto da fare; ho dovuto consegnare alla Deutsche Remdascan, che è la più grande rivista tedesca, il manoscritto del mio nuovo romanzo "L'Edera"(dal quale ho cominciato a trarre un dramma per Eleonore Duse). Mi perdoni lo sfogo; ma che vuole? Nonostante tutto io amo sempre la Sardegna, e mi vergogno, Le ripeto, mi vergogno davvero che vi siano dei Sardi così piccoli, così cattivi, come quelli che pensano a me come ad una nemica personale, tant'è la loro invidia e la loro rabbia. Saluti affettuosi da Sardus; se vedesse come è carino ora; sa già scrivere e leggere ed è di una intelligenza meravigliosa. Noi facciamo sempre la stessa vita raccolta e serena; io lavoro e vivo lontano dalla volgarità della vita moderna. E Lei che fa? Non verrà più a Roma? Mi scriva, si ricordi di me. E la sua Rivista? A giorni uscirà, ristampato per cura della "Nuova Antologia" il mio romanzo "La via del male". Ora sto scrivendo un altro romanzo: "Scarpette e zoccoli" che uscirà sulla Nuova Antologia e sulla Revue des deux mondes. Nostalgie uscirà sulla Revue de Paris e l'Edera nel Figaro e in un giornale di New York. Mi scriva, si ricordi di noi, venga a trovarci a Roma. Sua sempre, Grazia Deledda."" 

 

Ranieri Ugo continuerà a tenere in grande considerazione la Deledda, per cui fu motivo di gran gioia per lei il sapere che il Circolo Universitario di Cagliari aveva nel 1910 sollecitato all'Ugo una conferenza sulle sue opere e sui personaggi di queste. Dirà: "Fiera e contenta, con mio marito, dell'onore che Ranieri Ugo e il Circolo Cagliaritano mi hanno fatto, ho risposto telegraficamente ringraziando". 

Ranieri Ugo fu con la penna, un torrente in piena che straripava dovunque, un vero grafomane; è quasi impossibile rintracciare tutti i suoi lavori sparsi in riviste e giornali. Fra i giornali ai quali collaborò citiamo: La Sardegna, Gioventù Sarda, Don Chisciotte, Unione Sarda, Meteora, La Tribuna, II Corriere della Sera, Vita Sarda, L'Illustrazione Italiana. Spesso firmava i suoi articoli, le sue poesie o i suoi racconti con un pseudonimo quale: A.G., Pietro Zappeddu, Giddo di Montesanto, Freno Guisa, Nimbus, Cirrus, Grillo, Rubertello, Paolo Hardy, Arnaldo Rubech. Fu pure fra i collaboratori della prima edizione della Guida della Sardegna del Touring Club Italiano (che vide la luce nel 1917/18) e della prima Guida Generale della Sardegna per il biennio 1914/15, compilata da Antonio Manca e pubblicata da Giuseppe Damiano, Editore a Milano. I giudizi sulla sua produzione letteraria non sono concordi. Scrive Pasquale Marica (Stampa e politica in Sardegna - 1793/1944 - La Zattera Editrice, Cagliari 1968): "Firmava Paolo Hardy oppure Filippo Argenti, producendo cose mediocri in prosa e in versi, che pur bastarono a giustificare in un ambiente generalmente scarso di celebrità letterarie la civetteria da lui messa nell'accompagnare nel loro viaggio in Sardegna D'Annunzio, Scarfoglio e Pascarella che se n'erano venuti nell'Isola a far baldoria col vin d'Oliena; Ugo ne fu l'accompagnatore assiduo e mi pare bastasse a farne un loro amico." Positivo invece è il giudizio di Gianfranco Murtas (Martino Contu/Gianfranco Murtas - A sa casteddaia a sa cidresa - Cagliari e Villacidro "la belle èpoque" di Ignazio Cogotti poeta popolareggiante - Edizioni Cartabianca, Villacidro 1996): " Prolifico giornalista sestese di origini iglesienti (è stato fra i collaboratori dell'Avvenire di Sardegna di De Francesco e prosegue come corrispondente dall'Isola di diversi giornali del continente, dal Corriere della Sera alla Tribuna), Ugo è di sentimenti mazziniani, ancorché abbia politicamente sposato "sua eccellenza gialla" Francesco Cocco-Ortu, maggior esponente del liberalismo zanardelliano in Sardegna. Con il suo pseudonimo di Paolo Hardy, da almeno un decennio ha imperversato su giornali e riviste - come cronista di viaggi ed esploratore storico-geografico e letterario in terre magiche come anche è Villacidro, ma altresì come verseggiatore in lingua nazionale, elegante e raffinato - fino ad approdare all'impresa di una testata tutta sua che resisterà quasi due anni (da aprile 1898 a luglio 1900) ed avrà il grande merito di ospitare vari scritti di Grazia Deledda, proprio in quel periodo residente a Cagliari. Accompagnatore di Dannunzio, nella primavera del 1882 di quel D'Annunzio che avrebbe composto i celebri versi dedicati a La Spendula, Ranieri Ugo, diversi anni dopo, si ispira al "divin Gabriele" replicando, da par suo, l'endecasillabo che vuol celebrare la famosa cascata villacidrese." 

A proposito di questa poesia del D'Annunzio, qualcuno suppone che non sia stata composta da lui ma da Ranieri Ugo e che il celebre poeta l'abbia solo firmata. 

 

Giuseppe Podda (in L'Unione Sarda) lo definisce: "Uno degli ingegni più acuti della cultura e dell'arte isolana, a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo. Ugo fu letterato d'avanguardia nella Cagliari aperta alle problematiche moderne. Con lo pseudonimo di Paolo Hardy vitalizzò (lo disse Gabriele D'Annunzio) la cultura in Sardegna sulla terza pagina de L'Unione Sarda. Ranieri Ugo, per diletto, amava presentarsi sui palcoscenici recitando testi napoletani e romaneschi da egli stesso tradotti in lingua sarda. Per dimostrare che "l'arte è universale, e i dialetti sono l'anima dei popoli". Un precursore. Merita di essere ricordato, e conosciuto. Come facciamo in questa pagina. Anche perché chiamava a collaborare famosi intellettuali dell'epoca, sardi e continentali, ed apriva il giornale alle tematiche più vive, arricchendolo di fermenti culturali, senza mai avere la pretesa di pensare di essere stato il primo ad inventare l'acqua calda.""

 

Lavori di Ugo Ranieri:

Ludibria Ventis - versi - Cagliari, Tipografia del Corriere, 1881 -. Su questo lavoro ecco il giudizio dello stesso autore: "Molti anni fa ebbi la spudoratezza di affidare alla curiosità del pubblico intelligente un mio volumetto in versi, assai dimesso e poverello; l'avea battezzato con l'emistichio virgiliano ludibria ventis, ed il disgraziato seguì interamente la sorte del suo nome: andò smarrito tra l'indifferenza dei molti e la compassione degli altri senza fruttare al così detto giovane autore il becco di un quattrino. Non fu la più indovinata operazione finanziaria, né l'evento artistico più strepitoso; fu però in gran parte la più maledetta profezia che io al mio cuore ed ai miei affetti abbia mai fatto." E' quanto scrive l'autore in Vita Sarda, a distanza di dieci anni dalla pubblicazione. Lo sconcerto che l'autore manifesta non è rivolto all'insuccesso commerciale della pubblicazione, quanto all'avverarsi in famiglia di alcuni fatti descritti nelle sue poesie. Si riferisce in particolare alla poesia "Operazione chirurgica" che ha per protagonista un bambino ammalato, sottoposto ad un crudele intervento chirurgico, che successivamente muore. Mai avrebbe pensato il poeta quando la compose che un giorno, quanto descritto nella poesia, si sarebbe trasformata in una cruda realtà familiare. Prosegue: "Dopo il matrimonio vengono gli angioletti biondi aspettati fra i palpiti e le intime allegrezze, e crescon belli e intelligenti tanto che la mamma ha paura per l'iettatore e per il mal'occhio ma avviene che il bimbo s'ammali gravemente e che il dottore lo martirii con ferri e lancette; la bimba bella coi cappelli d'oro colato s'ammala e muore, muore, poverina! e la conducono in tanti al cimitero dove, ella pensa, attende che il babbo e la mamma le siano vicini perché sola laggiù ha paura dei morti. Allora, mentre sulle zolle benedette crescono i fiori del dolore, il babbo disamorato della vita preme la testa fra le mani e rammenta la maledetta cetra, divinatrice di spasimi orribili, e il libro maledetto! E l'arte che fu delizia dei vent'anni in quel cuore straziato sta come ferro rovente e distruggitore." Alla bambina, di nome Maria, fu eretto un monumento nel cimitero cagliaritano di Bonaria, opera dello scultore Giuseppe Sartorio.

Vita Sarda - Periodico quindicinale di scienze, lettere ed arti il cui primo numero porta la data del 29 marzo 1891, diretto da Antonio Scano e Giuseppe Satta Semidei. L'ultimo numero esce con la data del 24 dicembre 1893. Annovera fra i collaboratori alcune delle migliori forze intellettuali isolane del periodo quali Salvatore Farina, Felice Uda, Ottone Bacaredda, Enrico Costa, Luigi Colomo, Medardo Riccio, Giovanni Saragat (nativo di Sanluri, padre del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat), Grazia Deledda e tanti altri validi. Ranieri Ugo firma le sue prose di fantasia in questa rivista col pseudonimo di Paolo Hardy (Anno I - numero di saggio pag. 7 -Per un asso di cuori; Anno I - numero 3 pag. 3 - Ricordando; Anno I - numero 20 pag. 2/4 - Ricordi inutili?; Anno III -numero 1 pag. 5-6 - Arte e cortesia; Anno III - numero 3 pag. 2/3 - Nostra Signora del soccorso; Anno III - numero 6 pag. 11 - Maggio, da me che vuoi?; Anno III - numero 7 pag. 11 - Date lilia; Anno III - numero 8 pag. 4/5 - Bozzetteria Indigena; Anno III -numero 12 pag. 2 di copertina - II dente del giudizio; Anno III - numero 21 pag. 7/8 - L'orcio di padre Anselmo).

La Piccola Rivista (Cagliari, dall'11 dicembre 1898 al 21 luglio 1900) Vi collaborarono Vittorio Amedeo Arullani, Pompeo Calvia, Antioco Casula (Montanaru), Vittorio Cian, Grazia Deledda, Luigi Falchi, Raffa Garzia, Silvio Lippi, Giulio Natal, Paolo Orano, Salvator Ruju, Filippo Vivanet ed altri. Ampio spazio fu riservato alla critica letteraria, accanto alla quale comparvero poesie in sassarese, sardo, italiano ed altre lingue, articoli e studi di archeologia, storia locale, critica musicale, recensioni e materiali di interesse folklorico. 

L'orientamento letterario della rivista è rappresentato specialmente dagli scritti del Falchi. In "Letteratura stracciona" egli sosteneva che non era da considerarsi arte o scienza folklorica una letteratura fiorita all'ombra dei campanili sardi, "una produzione grigia e malinconica - aggiungeva -che è segno certo della nostra povertà intellettuale". L'intervento del Falchi, assai polemico, suscitò un dibattito cui parteciparono il Cian, il Natali ed altri. In "Grazia Deledda e il romanzo sardo", lo stesso Falchi affermava che la scrittrice nuorese, delineando "il dramma della vita dei sardi", era andata ben oltre quella narrativa e novellistica che si erano nutrite esclusivamente di banditismo e di vendetta sarda. L'interesse della rivista per il rapporto fra letteratura e dialetti è confermato da un articolo del direttore, Ranieri Ugo, su Cesare Pascarella. 

 

Di un certo rilievo sono gli studi storici: va ricordato il saggio del Lippi "Gli archivi di Spagna e la storia sarda" che individua fonti e materiali documentari di biblioteche ed archivi iberici riguardanti le vicende storiche isolane; in varie puntate comparve poi uno studio del Vivanet sulla vita, il pensiero e le opere di Giovanni Siotto Pintor. (I giornali sardi dell'ottocento della Biblioteca Universitaria di Sassari -Cagliari, 1991)

Ecco la presentazione di Ranieri Ugo, fondatore e direttore della rivista: "L'affetto per ogni cosa nobile e alta, il desiderio vivissimo di volgere l'attività intellettuale dei nostri studiosi a proficui e apprezzabili fin, divincolandola dalle strettoie aspre e maligne della incertezza ed offrendole largo campo di manifestarsi, ci consigliarono la pubblicazione della "Piccola Rivista". Il tentativo, penseranno molti, è audace, e noi attingiamo forza da questa audacia per auspicare bene dell'impresa che tentiamo. E intendiamoci. In ogni manifestazione del pensiero, in ogni lotta ispirata da nobiltà di propositi, da intensa volontà di benessere, l'isola nostra, pure tenue espressione nella vita intellettuale italiana, ha portato con ammirabile coscienza del proprio valore il suo contributo. Ora da queste vicende, il buon frutto non venne a lei, che per fatalità di destino o noncuranza d'uomini, dovette al gran banchetto delle liberalità e delle fortune nazionali, appagarsi di ben poco, e rincantucciarsi pensando che anche i più volonterosi, nel mondo, se hanno mal destri i gomiti e poco leste le gambe a certe leccornie non giungono che dopo... Sparecchiate le mense! Orbene: a questo immeritato e strano trattamento, oramai, una sola forza possiamo opporre, quella che deriva dal nostro valore intellettuale; con un solo mezzo possiamo contendere e vincere il posto che ci è dovuto, affratellandoci e accomunando l'opera nostra con quella di quanti nella dolce e serena manifestazione del pensiero sono decoro e vanto della patria italiana. Perciò a contessere la nobil trama del nostro lavoro abbiam chiamato antichi e nuovi amici, tutti valorosi e tenaci combattenti per il buon nome dell'arte e del sapere ita-lico. Non folla di inetti, dunque, e di volgari, non campo aperto ad esercitazioni sciocche di stile e di pensieri, ma palestra genialmente superba di utili e nobilissime cose." 

 

Numerosi giornali ebbero parole di elogio per questa rivista. Fra i tanti: I1 Marzocco di Firenze: "A Cagliari è uscito il primo numero di una Piccola Rivista diretta da Ranieri Ugo. Ne è principale collaboratore Luigi Falchi, gentile poeta, del quale notiamo uno studio su la materialità dell'arte, a proposito del tanto discusso volume tolstoiano"; II Fanfulla della Domenica di Roma: "In Cagliari è nato un nuovo periodico bimensile con intenti artistici e letterari seri e veramente sentiti. E' diretto da Ugo Ranieri che vede in questa pubblicazione effettuata la sua ultima ambizione, fatto realtà un suo sogno. Coadiutore del Ranieri è Luigi Falchi, il giovane studioso già noto per buoni lavori intellettuali da lui pubblicati sopra altri giornali e rassegne"; II Don Chisciotte: "Non voglio - per predilezione particolarissima per tutto quanto di buono e bello produce costantemente, con mirabile persistente fecondità, la lontana e negletta isola bella - non voglio tacere di una pregevole pubblicazione sarda: La Piccola Rivista, attraente graziosa per l'apparenza, il formato, la copertina, i caratteri, interessante molto per contenuto"; La Nuova Sardegna: "L'avvocato Ranieri Ugo, padre amoroso della neonata, l'ha mandata attorno tutta attillata e composta, in modo da attirare l'attenzione e la benevolenza del pubblico e il pubblico le ha fatto festa e l'ha colmata di carezze. Abbiamo pubblicato il sommario di questo primo numero, i nomi degli scrittori che firmarono i dodici articoli di cui si compone e quello assai simpatico del direttore sono da per sé soli garanzia sufficiente per far ritenere che la Piccola Rivista è una piccola opera d'arte e non una delle solite aborracciature destinate alla stentata vita di un giorno; all'aspettazione possiamo dirlo senza esitazione, risponde la realtà."; La Sardegna Cattolica: "La Piccola Rivista è il titolo della civettuola e simpatica effemeride che si pubblica a Cagliari, per cura di Ranieri Ugo, così giovane e così vecchio nei giornali letterari. Ugo ha raccolto tutti quanti sono a Cagliari ed a Sassari che amano le lettere e l'arte, ed ha pure arruolato parecchi fra i più distinti letterati d'Italia."; La Donna Sarda: "La Donna Sarda crederebbe di mancare ad un sacro dovere se non facesse conoscere alle sue lettrici una nuova consorella venuta alla luce l'1dicembre 98. E' questa La Piccola Rivista che esce due volte al mese in un civettuolo formato edito dalla tipografia Serreli; ne è direttore l'egregio avvocato Ugo Ranieri che amante sempre del buono e del bello raccolse a sé d'intorno un'eletta schiera d'insigni dotti scrittori la cui penna onora largamente il campo della sarda palestra letteraria. A lui il plauso delle anime gentili, e a noi la felicità di andare sempre avanti nella via intrapresa, per poter divenire degni della dotta consorella." 

Al nostro direttore arrivarono efficacissimi incoraggiamenti da parte di Giosuè Carducci, Giovanni Faldella, Lino Ferriani ec altri.

 

Il Bertoldino - A proposito Pasquale Marica (opera citata, pag. 144) scrive: "Un ricordo merita anche il Bertoldino, foglio coccortiano che Ranieri Ugo fece uscire a Cagliari nel 1901 e che si spense dopo pochi numeri; lo citiamo non tanto perché abbia lasciato segni particolari della sua presenza, quanto per la personalità del suo direttore. L'Ugo era un impiegato della Società delle Ferrovie Sarde, dov'era stato collocato dal suo parente Francesco Cocco Ortu. Per riconoscenza diventò solerte procacciatore di voti per il potente amico. Tra le poesie satiriche del poeta dialettale Peppino Mereu, ce n'è una a lui dedicata che illustra in versi i suoi viaggi elettorali. Polemizzando con questo perseverante galoppino che ne l'Unione Sarda scriveva le sue omelie coccortiane, La Bandiera Sarda lo definì "superficiale, vacuo, senza impegno a nulla". Questo giudizio è severo e forse un po' ingiusto con l'Ugo; ma si attaglia abbastanza bene al tipo comune del gazzettiere procacciatore di voti, indifferente all'impegno politico. Comunque, tornando al Bertoldino, il periodico non fu di grande aiuto all'uomo politico che esso volle difendere; servì solo a fissare la data dell'apparire nell'agone della stampa politica del suo direttore che sino ad allora si era fatto conoscere come amante delle belle lettere, collaborando alle modeste riviste letterarie dei suoi tempi e qualcuna fondandone per conto suo".

 

Bertoldo - numero straordinario a beneficio delle vittime del disastro del Campidano - 1 novembre 1889, numero unico - Cagliari, Tipografia dell'Avvenire di Sardegna. (Contiene un racconto a firma Paolo Hardy)

 

1° Maggio - numero unico, 1° maggio 1896 - Sassari, Tipografia Gallizzi. Contiene una poesia di R. Ugo col pseudonimo di Paolo Hardy, dedicata a Nicola Barbato, intitolata "Oh, fortunati..."

 

Cagliari - dispensa 59 della collana Le Cento Città d’Italia - pubblicata da Sonzogno, numero unico dedicato a Cagliari - supplemento mensile illustrato del Secolo, Milano 1891, anno XXVI, mercoledì 25 novembre. Contiene 32 illustrazioni e 12 articoli di testo, con la collaborazione di Ranieri Ugo e Filippo Canepa.

 

Per le Nozze di Pompeo Calvia con la Signorina Cristina Manca - 11 febbraio 1899 - Editrice La Piccola Rivista, Cagliari. (Poesia in nuorese di Ranieri Ugo dedicata all'amico che si sposa).

 

Natale Sardo - a cura di Luigi Pompeiano - Cagliari, 25 dicembre 1898 - numero unico a beneficio dei danneggiati dall'uragano. (Poesia di Ranieri Ugo intitolata "II Golfo degli Angeli".)

 

Alla Memoria dell’Avvocato Pasquale Prunas Tola - Tip. G. Dessi, Cagliari 1902 - Commemorazione letta dall'Avv. Ranieri Ugo nell'Assemblea Generale dei Soci della Società Filarmonica e Casino di Cagliari del 17 gennaio 1902 e stampata per deliberazione unanime della stessa Assemblea. L'Ugo aveva lavorato col Prunas Tola presso lo studio di Gioachino Umana.

 

Lettura Dantesca - tenuta a Cagliari il 2 aprile 1905 - Paradiso, canto undicesimo, estratto dal volume "Lectura Dantis" a cura del Comitato cagliaritano della Società "Dante Alighieri" - Cagliari, Stab. Tip. Gaetano Montorsi - 1905 -

 

Il Banditismo in Sardegna - in "L'Illustrazione Italiana", 1° ottobre 1899. Questo articolo è una lucida e precisa disamina della situazione sul banditismo sardo del periodo. Scrive l'Ugo: "Sul banditismo in Sardegna ne han detto di tutti i colori, lo hanno assunto come caratteristica di razza e, naturalmente, ci ha dato la croce addosso (si riferisce al libro di Alfredo Niceforo "La delinquenza in Sardegna", pubblicato nel 1897, destinato a diventare rapidamente famoso e a scatenare aspre polemiche). E' bastato a questi malvagi che l'autorità traesse in carcere i parenti, perché, come aquile ferite, smettessero ogni audace istinto e si consegnassero alla giustizia. In meno di sei mesi tutto il Nuorese è mondo dell'orribile influsso e quei pochi randagi, scovati dalle forre inaccessibili, uno per uno si costituiscono, e mentre chiedono che la giustizia li punisca, invocano la libertà per i padri, per i figli, per le madri che sorressero la loro vita, ma non si macchiarono di nefandezze e di atrocità (questi avvenimenti sono dettagliatamente descritti nell'opera di Giulio Becchi "Caccia grossa", altrettanto famosa e assai criticata)..... 

Ma una idea triste ci passa pel cervello: in meno di otto mesi il Nuorese e le altre regioni infestate dal brigantaggio furono purificate e si trattava di belve come i fratelli Sanna, Pau, Corbeddu! Ma quante vittime per il ritardo, quanto disonore per il paese! Ora che si respira tranquilli, si ha mente serena per valutare il disastro procurato all'isola dalla negligenza ingiustificata delle autorità. Trovarono manutengoli (fra questi molte vittime) ma non pensarono prima che il manutengolismo, in gran parte, nella massima parte era conseguenza naturale di una pertinace incuria governativa, di una cecità letale di chi vide e non provvide. Sentite, e poi ditemi se il manutengolismo poteva essere opera di delinquenza o ragione di difesa sociale. Molti anni fa, nel Nuorese, un audace brigante minacciava e danneggiava uomini e proprietà di un paesello. Dieci o dodici animosi si mettono in capo di sbarazzarsi di lui. Lo incontrano ed in conflitto lo uccidono. L'autorità giudiziaria interviene, e quei galantuomini, con una sentenza della sezione d'accusa, furono rinviati alle Assise e condannati. Intervenne a tempo la grazia sovrana a lavare un'onta ed una perfidia. E se dopo questo è venuto su il manutengolismo, di chi la colpa?".

Alla Scoperta della Sardegna - I Primi Argonauti, in "La lettura", rivista mensile del Corriere della Sera - anno IX, n. 12 - dicembre 1909. E' il racconto del viaggio in Sardegna, fatto nel 1882, da Edoardo Scarfoglio, Cesare Pascarella e Gabriele D'Annunzio, accompagnati appunto da Ranieri Ugo.

 

Boghes de Barbagia - prò Montanaru - Tip. Ditta G. Dessi, Cagliari 1904. Questa è la prima raccolta di poesie pubblicate da Antioco Casula, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Montanaru, il più grande poeta dialettale che ha avuto la Sardegna. Fu scoperto da Ranieri Ugo, che curò la prefazione del volume, ed a cui il poeta dedicò la prima poesia della raccolta (a Ugo Ranieri in signu de affettu), intitolata "A tie Barbagia mia"

 

Le nozze d’oro della Società Operaia di Cagliari - Cagliari, 30 aprile 1905, Prem. Tip. P. Valdès. Contiene a cura di Ranieri Ugo l'elenco dei presidenti della Società, dalle origini, ed un suo breve articolo.

 

Fra Monti e Pianure - ricordi di viaggio. Questa pubblicazione non è stata reperita, ma è citata in La Piccola Rivista, Anno I, n. 8, 31 marzo 1899.

 

Autore: Franco Secci

 

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